Il Tavoliere e il beato Lorenzo loricato

Il Tavoliere e il beato Lorenzo loricato

di Tommaso Palermo, con la collaborazione di Giuseppe d’Angelo

La spiritualità medievale in Capitanata si è manifestata storicamente in varie forme e periodi: dagli ordini religiosi cavallereschi ai pellegrini verso la Terra Santa, dall’eremitismo garganico al culto micaelico; devozioni e cammini, storie personali e collettive che hanno lasciato traccia nella storia della fede, non solo locale.

Un nome, però, è rimasto quasi nell’ombra, ma la cui testimonianza di vita, riportata da non poche fonti, ha ancora oggi riferimenti geografici, storici, mistici degni di nota e rivalutazione.

Siamo alla fine del XII, fra Foggia e Manfredonia, in uno dei tanti casali sorti in quest’epoca nel Tavoliere: in questo contesto vede la luce Lorenzo, le cui origini restano ancora oscure ma di cui ben si conosce il tenore di vita e la moralità mantenuta sino alla morte.

Atlante geografico del regno di Napoli 1808

Atlante geografico del regno di Napoli 1808 http://www.davidrumsey.com/luna/servlet/RUMSEY~8~1 (cliccare sulla foto per ingrandire)

Il luogo di nascita

Precisiamo subito che sulle origini di Lorenzo vi è, forse per errori di trascrizione medievale, una leggera discordanza sul luogo di nascita: Fanello e, in altre fonti, Faczioli, località citate entrambe in riferimento al territorio compreso fra Foggia e Siponto.

La tesi più accreditata fra gli agiografi, i filologi e i vari studiosi che si sono affacciati al beato Lorenzo è che le origini siano da collegarsi al villaggio di Faczioli, noto anche come Facciolo, sorto fra Foggia e Siponto e ben conosciuto da medievisti del calibro di Jean Marie Martin che sulla storia della Capitanata medievale ha scritto approfondite pagine.

Riferimento preciso e orientativo per affrontare la vita del beato Lorenzo è la Bibliotheca Sanctorum, monumentale opera agiografica che costituisce la fonte fondamentale per ogni studioso che voglia approfondire la vita di santi e beati sulla base degli “acta” dei processi di canonizzazione.

La conversione

Come nella conversione del manzoniano Fra’ Cristoforo, Lorenzo di Faczioli, che nella giovinezza era vicino al mondo cavalleresco, visse una brusca conversione a seguito di un omicidio per propria mano, nato da futili motivi, forse da una incontrollabile veemenza, in una fase della propria vita in cui il fascino della forza e dell’assalto offuscavano la ragione e il cuore.

La conseguenza del tragico gesto gettò lo stesso in una profonda costernazione che lo portò ad un pellegrinaggio sino al santuario galiziano di Santiago di Compostela e ad avvicinarsi, in seguito, ad uno dei più importanti ordini monastici del tempo: l’Ordine di san Benedetto.

Rientrato dal pellegrinaggio ed abbandonata la famiglia, Lorenzo scelse di vivere a Subiaco, nella zona laziale dei monti Simbruini, territorio raggiunto dalla spiritualità benedettina. L’incontro con i fratelli benedettini avvenne il 16 dicembre del 1209, quando Lorenzo entrò nel monastero di Sant’Angelo delle Balze. Successivamente e per un periodo brevissimo di soli due giorni, lo stesso si recò presso il monastero di santa Scolastica. Scelte di fede personali, però, portarono presto a scegliere come luogo di meditazione gli anfratti naturali circostanti, privilegiando tra questi la grotta sita in località Mora Botte.

Monastero di San Bendetto

Monastero di San Bendetto – La Chiesa Inferiore – Cappella della Madonna dove riposano le spoglie del Beato Lorenzo Ioricato

La vita eremitica

Questa grotta, inospitale e isolata, divenne per lui un luogo di meditazione eremitica ove attuare uno stile di vita estremamente rigido. Le fonti riportano le seguenti misure: diciotto palmi di lunghezza, dodici di altezza e sette di larghezza.

Quando Lorenzo scelse quell’orrida tana come propria dimora, due confratelli che lo accompagnavano (Gregorio da Subiaco e Oddone da Nocera) dovettero utilizzare un bastone di ferro per liberare lo spazio dalla fitta vegetazione.

L’eremita si sottoponeva a digiuni, veglie e orazioni continue, nutrendosi di erbe spontanee e di un po’ di pane che gli veniva offerto da pastori e viandanti che raramente incrociava.

L’austerità ed il misticismo gli valsero l’ammirazione crescente del popolo che avvertì spesso la necessità di cercarlo per il conforto spirituale. La vita eremitica fu anche l’occasione per istruirsi al punto che, padroneggiando la lettura e la scrittura, potè vergare delle orazioni poi conservate dal priore di santa Scolastica e secoli dopo date in stampa.

Penitenze

Del passato di uomo d’arme solo un simbolo intese conservare: l’usbergo dell’abbigliamento militare, noto come “lorica”. La lorica era una maglia protettiva metaliica realizzata intrecciando centinaia di anelli metallici che proteggevano il tronco del guerriero. Nella vita spirituale di Lorenzo essa assunse una funzione di disciplina corporale al punto che l’eremita venne soprannominato il “loricato”.

Il ventre, le cosce, le gambe e le braccia erano cinte da cerchi metallici appesantiti da catene e una corona metallica munita di piastre metalliche e chiodi gravava sul capo per completare la sofferenza fisica. Nella meditazione della Passione, poi, si infliggeva penitenze fisiche tramite una sbarra incandescente con cui feriva il proprio corpo.

L’allora cardinale Ugolino d’Anagni dei conti di Segni (futuro papa Gregorio IX) ebbe modo di fargli visita e rimanendo sconvolto dall’asprezza delle sue penitenze lo esortò a moderarle, come in effetti fece, anche a seguito del peggioramento della propria condizione fisica, sostenuto dal proprio discepolo Amato di Canterano.

Austerità e miracoli

Tre giorni a settimana conservava un rigido mutismo ma era sempre prossimo ad ospitare e confortare chiunque lo raggiungesse presso il  suo tugurio, fatta eccezione per le donne.

Gli eventi naturali non lo turbavano minimamente, avendo scelto come definitiva ed unica sede di vita il rifugio di Mora-botte. In questa austerità di vita, si verificarono molti miracoli per mano dell’eremita Lorenzo al punto che veniva venerato come taumaturgo e, per questo, richiesto per l’imposizione delle mani su cancrene, deformità, indemoniati, come riferito dagli Acta Sanctorum.

Lorenzo Loricato

Morte e sepolture

La vita di Lorenzo loricato da Faczioli si spense il 16 agosto del 1243, sotto il Pontificato di Innocenzo IV: dopo l’interramento presso la grotta, le spoglie del beato vennero traslate in un’urna collocata in un piccolo mausoleo. Nel 1724, infine, alla ricognizione dei resti seguì la sepoltura definitiva presso il monastero di san Benedetto a Subiaco, nella cappella della Vergine.

 

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