Castàgne e salatìlle
di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia
Il posto è sempre quello: Corso Vittorie Emanuele angolo Via Diomede, i portici di “Sala”, dove a seconda della stagione, e i “frutti” di stagione, trovi, a primavera inoltrata, la ragazza con un grosso bollitore in acciaio, che da poco ha sostituito la vecchia “cavedàre” di alluminio, da cui tira fuori fumanti “pelanghìlle” (pannocchie di granoturco bollite), da giugno ci puoi trovare l’uomo con alcune cassette di ciliegie, e da qualche anno, quando il cielo s’incupisce per la pioggia in arrivo, spunta l’asiatico che vende ombrelli, tre a dieci euro.
Il posto è buono, c’è passaggio e passeggio assicurato, si fa lo “struscio”, si vanno a guardare le vetrine e ci si fa guardare.
Lo stesso posto, che oltre cinquant’anni fa occupavano Rusenèlle e Mèchele u’ rùsce, marito e moglie, il periodo è quello invernale, si vede da cosa indossano, e a novembre si trovano le castagne.
Buone le castagne arrostite, “i varòle”, una decina in un coppo di carta e ti riscaldi pure le mani.
E’ Rusenèlle che le prepara rigirandole sapientemente sul fuoco della “furnacèlle”, invece il marito, Mechèle u’ rùsce, non fa mancare i “salatìlle” (lupini) di cui avrà curato la salamoia per portarli al punto giusto di gradimento.
Ma quello delle castagne arrosto è solo un impegno stagionale e pomeridiano, fino a sera inoltrata, per Rusenèlle, che per i restanti giorni dell’anno, oltre a curare la famiglia, deve alzarsi presto al mattino per allestire la sua baracca-bancarella al mercato ed essere pronta a soddisfare le richieste dei suoi clienti in un “negozio all’aperto” dove odori e colori diversi si intrecciano sollecitando l’attenzione olfattiva dei passanti: olive bianche, olive nere, schiacciate, al forno, in salamoia o curate con l’acqua, capperi, alici salate, sottaceti, ecc., il tutto sovrastato da una “bandiera bianca” che ne aumenta il richiamo: ‘na scìlle de baccalà.
