Storia minore del Santuario della Madonna dell’Incoronata di Foggia

 

STORIA MINORE

DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’INCORONATA DI FOGGIA

(Un viaggio nel tempo)

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

E’ l’alba di un giorno di tanti anni fa, il 1° e il 3° Eletto della civica amministrazione cittadina (una sorta di assessori dell’epoca), fittata una carrozza a cavalli, si apprestano ad adempiere a un compito che li vede impegnati con cadenza annuale.

Incoronata

Disegno su carta di Giuseppe de Falco,regio agrimensore. 1651-1652. Santuario dell’Incoronata. ASF, Dogana delle Pecore di Foggia

 

Il periodo: aprile-maggio; la destinazione: il Santuario della Madonna dell’Incoronata in occasione del pellegrinaggio; il loro compito: probabilmente sorvegliare sull’ordine pubblico, sicuramente effettuare controlli sulla “grascia”.

LA GRASCIA

Chi mastica ancora il nostro dialetto lo usa ancora questo termine: ‘a gràsce, l’abbondanza, ‘u bène de Ddìje, se vede una tavola ricca di portate, un mercato come è sempre stato il nostro “Rosati”, un negozio di alimentari, ‘u quaratìne, ben fornito.

Da “Treccani.it” leggiamo: “Termine che anticamente, soprattutto nell’età medievale, indicava le vettovaglie in genere”. Usato anche per “Ufficiali, magistrati della grascia a cui era affidata la sovrintendenza sui rifornimenti, con l’incarico anche di vigilare sui mercati, sui prezzi al minuto, sui pesi e misure”.

Forse, da untuoso, grasso, l’etimo ci porta lì.

I nostri viaggiatori  non erano proprio ufficiali o magistrati, ma semplici eletti della nostra amministrazione civica che durante tutto l’anno svolgevano il loro compito fra mercati e botteghe di città, e poi, in un particolare periodo se ne accollavano un altro.

[Oggetto: Carrozze per gli eletti. Sig. Intendente, il primo e  terzo Eletto di questo Comune, nell’occasione della festività celebrata nel Santuario dell’Incoronata àn dovuto impiegare in più volte delle carrozze per portarsi sul luogo onde esercitare le rispettive attribuzioni in ordine alla grascia pubblica… omisis… Foggia, lì 6 Maggio 1846] ASF – Affari Comunali – I^ Serie

Come è noto, la carrozza ha più posti, anche quello di fianco al cocchiere  (a cassetta),  ed è lì, che chiesto e ottenuto il permesso dai due Eletti, mi sistemo, mentre il cavallo si avvia per condurci alla meta…. e noi andiamo indietro nel tempo.

IL VIAGGIO

Santuario dell'Incoronata

Il vecchio Santuario dell’Incoronata di Foggia. Dall’archivio personale di Pino del Grosso

La strada! Di certo l’attuale Statale 16 per Bari, ma all’epoca quello che restava del Tratturo Foggia-Ofanto, il più grande, “Il Tratturo del Re”, sicuramente non asfaltato, sulle carte ancora “Strada Consolare”.

Dieci chilometri, e per noi che veniamo da Foggia,  appena scavalcato il ponte sul Cervaro, un torrente, ma Strabone lo ricorda come un fiume navigabile, subito a destra per una bretella di collegamento col Santuario di un paio di chilometri.

Questa bretella, all’epoca, veniva individuata come “Tratturo della Incoronata”, e solo in seguito fu resa meglio percorribile.

[Oggetto: Tratto di strada dal Ponte della Incoronata al Santuario. Signore, sono a rassegnare alla di Lei autorità uno estimativo della spesa che occorre onde costruire un tratto di strada a getto che dal Ponte della Incoronata liga al Santuario istesso … omissis… Ella vede bene quanta utilità ne risulterebbe … omissis … Foggia, 18 Novembre 1853] ASF Affari Comunali – Serie II^  

Chiedo di scendere lì, nella curva che poi approccia alla bretella, saluto e ringrazio i due Eletti che proseguono il loro viaggio.

LO SCALZATURO

  Si, quel posto dove sono sceso è conosciuto da sempre come  “Lo scalzaturo”. I pellegrini, per devozione e atto di penitenza si levano le scarpe, si scalzano, e proseguono a piedi nudi.

Approfitto del passaggio di una “compagnia” e mi metto in coda.

La foto ritrae Lapalorcia Elisabetta con la sua Famiglia in viaggio da Candela per l'Incoronata, il giorno del suo compleanno, 24 maggio del 1941.

La foto ritrae Lapalorcia Elisabetta con la sua Famiglia in viaggio da Candela per l’Incoronata, il giorno del suo compleanno, 24 maggio del 1941.

LE COMPAGNIE

Quella a cui mi sono accodato potrebbe venire da Foggia, molto più probabilmente da un paese dell’Alto Tavoliere, o de Subappennino.

Gente di tutte le età, in fila a due, a tre, in testa il capo-compagnia, uno stendardo con un santo. Una donna da il via alle litanie, poi intervalla con l’avvio di un canto: “Evviva a Maria, Maria sempre evviva, evviva a Maria e chi la creò!”. Dietro “traini” e carrettoni al seguito.

Neanche un chilometro e già sulla destra il bosco dell’Incoronata, aldilà scorre il Cervaro.

 

 

 

 

STRAZZACAPPA

Strazzacappa

E’ fra i rami di quercia di quel bosco che al pastore povero  “Strazzacappa” apparve la Madonna, poco oltre l’anno 1000 dicono. I buoi si inginocchiarono, si inginocchiò pure lui, avvertì l’evento, s’ingegnò per fare qualcosa per ringraziare ed onorare quella “Donna” che a lui si era rivelata.

LA CALDARELLA

 Era di rame, sicuramente consunta, il pastore povero la usava per bollire acqua e calarci dentro pezzi di pane e verdure spontanee raccolte, il pancotto.

Ci mise sul fondo due dita d’olio uno stoppino e ne fece una lucerna da porre alla base della quercia.

Ancora oggi, nella Chiesa, c’è chi ti segna una crocetta sulla fronte con un pennellino intinto nell’olio contenuto in una caldarella di rame.

Finalmente siamo arrivati al Santuario, la gente è stanca ed accaldata, ha sete, si reca verso il pozzo. I cavalli, i muli l’hanno “sentita” prima l’acqua, nitriscono, tirano nella sua direzione.

IL POZZO

Appena vicini al pozzo, veloce si sparge una voce: “L’acqua è avvelenata!”. Come al solito, tutti gli anni così quando inizia il periodo dei pellegrinaggi.

Il pozzo è al centro della spianata del Santuario, coperto da una bella cupola sorretta da colonne, è l’unica fonte pubblica di approvvigionamento. Poi c’è il Cervaro, otre il bosco.

Ogni anno, vedi caso, ci trovano il cadavere di un cane sul fondo. I venditori di acqua e bevande rinfrescate da stecche di ghiaccio, provvedono loro, così dicono, per assicurarsi maggiori guadagni.

Si ricorre all’unica alternativa: l’acquarùle.

[Oggetto: Acqua tirata all’Incoronata. – Signor Intendente, secondo il solito si è dovuto destinare una persona nel Santuario dell’Incoronata per estrarre l’acqua dal pozzo ivi esistente per impedire così che i pellegrini che sono fermati colà non fussero stati obbligati a corrispondere una ricognestione* a colui che attingeva l’acqua dal pozzo… omissis… Foggia lì 7 Giugno 1843] ASF Affari Comunali – Serie I^ – * Ricompensa

 I TRE GIRI

 Una volta dissetati, i tre giri intorno alla chiesa. Quella è l’usanza tramandata che è diventata segno di devozione. Tre, numero perfetto come “Padre, figlio e Spirito Santo”. Alcuni, soprattutto donne, se li fanno camminando sulle ginocchia.

L’INGRESSO IN CHIESA

E’ difficoltoso, si procede lentamente, un fiume di gente entra, un altro esce. Alcune donne, appena sull’ingresso, se non sono già in ginocchio, ci si mettono, poi calano il capo fino a terra e percorrono la navata strisciano la lingua sul pavimento.

La chiesa è stata luogo di sepoltura almeno fino al 1820.

[Oggetto: Per le sepolture ch’esistono nel Santuario dell’Incoronata. – Signor Intendente, mi è pervenuta notizia, che nel Santuario dell’Incoronata esistono alcune sepolture, le quali sono tuttavia nello stato primiero, perché non se n’ebbe cognizione allorquando furono chiuse le altre che sono in questo Comune … omissis… Foggia il dì 29 Maggio anno 1820] ASF Affari Comunali II^Serie

MADONNA GRAZIA! GRAZIE MADONNA!

C’è chi chiede la grazia, chi ringrazia per grazia ricevuta. Lo si fa ad alta voce, un po’ una gara per farsi sentire meglio dalla Madonna, la cui statua sta in alto, e il corpo, come si dice, assunto in cielo.

Le parole grazia e grazie si confondono nei vari dialetti che poi troncano anche le finali. Sicuramente la Madonna non sta a misurare i decibel, Lei dispensa grazie, a chi tocca tocca.

GLI EX VOTO

EX VOTO

EX VOTO 2

 

 

 

 

 

 

 

Altro modo di ringraziare o sollecitare. Sulla mura interne della chiesa, scure per il fumo di ceri e candele, vengono appesi i nuovi ex voto, già ce ne sono altri. Un corpicino di un angelo o un cuore d’argento per un bimbo volato in cielo troppo presto, un braccino o una gambina d’argento: cadute, fratture; un fucile con le canne scoppiate, non c’è bisogno di scrivere niente, si capisce, il cacciatore, marito, figlio o fratello, non ha subito conseguenze.

Poi quadretti dipinti da mani semplici, inesperte, a rappresentare tutto il quotidiano nei momenti di scampato pericolo: il cavallo che si imbizzarrisce e il carretto che si capovolge, l’unica auto di tutto circondario che precipita in un canalone,  l’operazione di appendicite, bombe che scoppiano, la 15/18, aerei che mitragliano, la Seconda Guerra Mondiale; la vacca che alla fine ce le fa a partorire.

In un angolo in alto del quadretto, sopra ad una nuvola o due rami d‘albero c’è sempre la Madonna dell’Incoronata. A volte accompagnata da altri santi.

EX VOTO 1

[Da un verbale di consegna beni mobili fra il “Municipio di Foggia e il Direttore dello Spedale Civico” redatto nel 1868, conservato presso il locale Archivio di Stato, risulta l’esistenza di 172 tavolette dipinte]

 LE BANCARELLE

Fiera dell'Incoronata

 A fatica ce l’abbiamo fatta a venire fuori, si respira a pieni polmoni nella luce accecante che appena filtra i raggi del sole.

Addossate ai muri della Chiesa del Santuario ci sono le bancarelle con i loro tettucci a spiovere. Si corre lì, si fa la folla, c’è di tutto, o quasi: semplici giocattoli, coroncine e immaginette, un po’ di generi alimentari.

 LA PUPA E I CAVALLUCCI

La PUPA dell'INCORONATA

La prima per le femminucce, quelle al seguito e quelle rimaste a casa. I cavallucci per i maschietti. Sono fatti di pasta di scamorza un po’ dura e ingiallita, al resto ci hanno pensato le mosche. Ci si mette un po’ di tempo a mangiarli, la bocca si riempie di saliva salata. Dicono che i più piccoli con quell’esercizio “annossano” i denti.

La semplice pupa [dell’Incoronata] di cartone pressato, testa senza collo e fianchi svasati, colori tenui. La pupa parlante perché all’interno, all’atto del confezionamento,  hanno inserito due sassolini e agitandola parla: “tak-tok, tok-tak”.

LE PENNE COLORATE E I PULCINELLA

 Penne di gallina colorate a tinte vivaci, va tanto il giallo e il rosso. Si mettono sulle bardature degli equini, infilate a vista da qualche parte sul carro. Costituiranno al ritorno a casa la prova dell’effettuato pellegrinaggio.

Semplici ma divertenti i Pulcinella per i bambini. Facendo su e giù con un ferro che fuoriesce dalla punta di un cono di cartone, una testa di pulcinella esce ed entra dal cono dalla parte superiore. Il cono porta inserita una corta trombetta, e una volta presa la mano si armonizza il dentro e fuori del Pulcinella col pe-pe-pe della trombetta ed è tarantella.

Un altro tipo montato su un asse con due rotelline viene spinto da un bastone. Il movimento tramite un semplice congegno provoca l’aprirsi e chiudere delle braccine

tese che portano in punta due dischetti metallici, così che il Pulcinella diventa un abile suonatore di piatti(ni).

LA SCORZIMA E LA COPETA

Venditrice di frutta secca

 Non si può non fare acquisti ed anche un po’ di provvista di “scorzima” e “copeta”. La “scorzima, da scorza, buccia, la frutta secca che ha la buccia dura: noci, mandorle, arachidi, nocciole, ma anche fave secche abbrustolite, ceci secchi sapientemente salati, così i semi di zucca. E poi castagne, castagnelle, quelle sgusciate, dure e secche, e le castagne del prete, con buccia ma ammorbidite nel vino rosso.

La copeta è a grosse stecche, dura, candida e invitante. Non so quanto sia torrone e quanto no. Ci vuole una buona lama ed il martello per tagliarla a pezzi, e poi ancora qualcosa da battere sul dorso di un coltello per ricavarne pezzi irregolari o scaglie, il tutto squisito ma fastidiosamente appiccicoso.

Torrone

LA ‘NDRITE E LE FAINELLE

'A DRITEQueste meritano un discorso a parte. ‘A ‘ndrìte è fatta da un certo numero di nocciole secche, sgusciate, attraversate da uno stesso filo i cui capi vanno poi ad unirsi con un nodo. In effetti è prima una collanina per bimbe che giocando giocando ne mangiano un po’ finché di quell’ornamento ne resta solo un filo di spago.

Le carrube, ‘i fainèlle, secche, dure, marroni, lucenti con quei semini dentro che è consigliabile sputare per evitare intasamenti di pancia. Dolci come il miele, e una volta conosciuta la cioccolata succedaneo della stessa, gradite nella stessa misura sia dai bambini che dagli animali equini.

ANTICHE RIVENDITE

 Il grosso afflusso di pellegrini rende l’occasione ghiotta e propizia per chi vuole mettere su modeste attività commerciali. Bisogna chiedere autorizzazione ed ottenere la concessione del posto, che in diversi si contendono.

[Oggetto: Stefano Mosca domanda gratuitamente dal Comune la camera sottoposta al Santuario dell’Incoronata. – Signor Sindaco, Le accludo una domanda di Stefano Mosca di qui che à chiesto che gli si … illeggibile… del Comune la camera sottoposta al Santuario dell’Incoronata, ove è stato sempre solito di vendere il caffè … omissis … -Foggia 8 del …. 1831] ASF – Affari Comunali – I^ Serie

 [Oggetto: Sgravio di un ricorso. – Signor Intendente, occupandomi a conoscere le deduzioni fatte dai bettolieri Carmine Carnevale, Vincenzo Padalino, ed altri contro del tavernaio Giuseppe Fuscella, che tiene in subaffitto la taverna della Beneficenza sita nel Santuario della SS.a Vergine dell’Incoronata, ò acquistato cognizione, che da immemorabile tempo si è sempre praticato che i venditori di vino abbiano avuto il permesso di portarsi ne luogo indicato otto giorni prima della solennità della festa, ed altri otto giorni dopo … omissis … – Foggia lì 10 Aprile1834] ASF –Affari Comunali – Serie I^

 NEL BOSCO

Il piazzale è assolato, il sole a picco picchia, ci si inoltra nel bosco, un po’ di frescura, a ritemprare le membra.

Le donne preparano per il pranzo, i ragazzi si rincorrono, le femminucce stendono grosse funi fra due alberi, l’altalena. Cavalli e muli con la testa affondata nella sacchetta, un po’ di buona biada ci vuole, hanno tirato i carri e dovranno tirare ancora.

Si mangia, si parla, si beve, si canta, si racconta, ricorda. Un ragazzo prova a cacciare e mettere insieme due nota dall’organetto a bocca appena acquistato, qualcuno batte le mani a ritmo, è un invito a ballare.

IL RITORNO

Le giornate sono lunghe, ma il sole comincia a calare. Bisogna prepararsi per la partenza, si sbaracca.

La compagnia riprende il viaggio ricomponendosi nello stesso ordine dell’arrivo, l’andamento è più lento, più che tornare a casa non si vorrebbe ripartire.

Ancora litanie e canti:

Sìme jùte e sìme venùte

e ‘na grazia

nuije l’amm’avùte

        

Chiacchiericcio,  richiami da un carro all’altro, già si fanno progetti per il prossimo anno. Poi il dondolio dei carri, il cigolio delle ruote e la stanchezza si coalizzano, molti si addormentano. Solo i conducenti devono essere desti, ma non si preoccupano neanche di qualche breve colpo di sonno, la strada è dritta e sanno che i cavalli la conoscono bene.

Sotto i carri sono stati accesi i lumi a petrolio di segnalazione, i cani, volpini e pumetti, corrono tenendosi fra le grosse ruote.

Sul carro dove sono stato ospitato per il ritorno, i due Eletti erano ripartiti subito dopo aver espletato i loro controlli, di fronte a me, una donna, ancora giovane, vestita di nero, ultimata l’ultima posta di un rosario, ancora con la coroncina fra le mani, inizia a pregare a bassa voce:

Madonna nera , l’Incoronata,

pùre quist’ànne sìme turnàte,

chi che traìne, chi a pède pe stràde,

Madonna nera, l’Incoronata.

 

Sòpe a ‘na quèrce t’hànne truàte,

sòtte duije vòve se so’ ‘ngenucchiàte,

‘a lamparèlle sèmpe appecciàte,

Madonna nera, l’incoronata.

 

Madonna, grazia t’àmme cercàte,

pùre quist’ànne ‘na bòne annàte,

guàrde ‘stu fìgghije ca pàrte suldàte,

prutìgge o’ pàdre ch’è fòre emigràte.

 

Madonna nera, l’Incoronata,

nenn’è’a recchèzze ca pòrte salùte,

ma tu fa’ chiòve, fa’ crèsce lu gràne,

anuije ce bàste ‘na stòzze de pàne,

 

preghe pe nuije, dàcce curàgge,

che po’ fra n’ànne, appène ch’è màgge,

pòrte ‘na cèste de ròse e ceràse,

pènze pe nuije, a te nu vàse.

 

Pòrte ‘sta pùpe a chi m’aspètte,

tène ‘ne frève, ije nell’allàtte,

ma si cammìne l’ànne ca vène,

ije te la pòrte, lìveme’a pène.

 

Mo’ stàtte bbòne Madonna nera,

‘u tìmbe ascùre, s’è fàtte sèra,

sòpe a traìne, pe ‘mmìzze a trattùre,

si tu ce guàrde, nuije stìme secùre.

                                                                                                    RdS 2006

 

[Pubblicata su “L’Incoronata – Rivista mariana trimestrale” – Anno XI – Numero I – 2007]

 Qualcuno mi scuote da una spalla, al “nuije stìme secùre”, chissà perché, mi sono addormentato anch’io.

Foggia, primissime ore del mattino, mi chiedono indicazioni della via per Troia. Ringrazio, ci salutiamo.

E’stato un viaggio lunghissimo, dal 1820 ad oggi 2 giugno 2015. Quasi due secoli.

 

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