La magia, la devozione e la scienza

LA MAGIA, LA DEVOZIONE E LA SCIENZA

Così ci siamo permessi di re-intitolare una bella pagina tratta dagli scritti che il Dr. SALVATORE ONORATI periodicamente ci offre sulla sua pagina di  Face Book, una rubrica ormai, sempre attesa e gradita, che lui stesso definisce come “IL PIACERE DELLA SCRITTURA (da un treno per Roma): Il mio quartiere 51a parte”.

 

Negli anni della mia infanzia era alta la mortalità infantile, colpa, se non la miseria, almeno la povertà. Quando entrava in una casa una malattia, sotto forma di febbre di un bambino, insieme a questa entrava a volte il medico, più spesso quei rituali magici fatti propri dalla storia di miti e leggende tramandate negli anni nella pratica quotidiana di ogni famiglia.

Cuoricino dei santini

Il cuoricino di stoffa che racchiude al suo interno immagini di Santi

Il cuore di stoffa cucito per contenere immagini di santi per proteggere i neonati dal malocchio, i vestiti di color rosso per sconfiggere il morbillo, i nastrini da tagliare per sconfiggere i vermi dei bambini.
C’era poi il più ortodosso richiamo alla carità dei santi, perché intercedessero con il padreterno. Si dedicavano i bimbi malati ai santi e tra i più gettonati vi era Sant’Antonio e nel mio quartiere San Luigi, il santo protettore dei giovani volenterosi.
Al santo si chiedeva e a lui poi andavano i ringraziamenti con offerte in danaro durante la processione e per chi si era rivolto a Sant’Antonio c’era l’uso di vestire per un tempo definito il bimbo salvato con le vesti del santo. Si vedevano spesso per le strade questi pargoli vestiti da monaco come il santo di Padova.
Per il santo del mio quartiere, prete, gesuita, bastava il vestito della prima comunione da indossare il giorno della processione del santo mentre si andava verso il cuscino che precedeva la statua del santo dove ci si disobbligava per la guarigione miracolosa appuntandovi l’offerta in danaro.
A me toccò, quindi, il vestitino buono, quello della prima comunione, da indossare per ringraziare il santo morto di tubercolosi mentre la sua statua sfilava per raggiungere il vicino sanatorio, dove la statua una volta all’anno veniva portata per consolare ed offrirsi alle preghiere dei ricoverati in quel luogo.
La malattia sotto forma di tosse e febbre entrò anche in casa mia durante gli anni della mia infanzia e toccò a me portarne il peso ed ai miei il pianto quando la scienza si arrese ed io avrei dovuto pagare l’obolo se non alla miseria almeno alla povertà.
Mio padre e mia madre mi dedicarono al santo del quartiere e contemporaneamente alla scienza, a quella che non si arrendeva e combatteva fino alla fine.
La scienza era il PEDIATRA!
Il PEDIATRA , a lettere tutte maiuscole, figura mitica del quartiere, salvezza di mille disperati.
Lo si vedeva in giro a tutte le ore, ovviamente a piedi, e con la sua figura minuta, sempre con la cravatta e l’andamento timido e riservato e l’immancabile cartella di un colore mai ben definito.
Fu chiamato a casa e pagato con lacrime e qualche soldo racimolato.
Per due mesi feci una puntura ogni sei ore e mia madre imparò su di me l’arte di fare il buco.
Ogni settimana il PEDIATRA venne a casa fino a quando non fui in condizione di andare io allo studio.
Lo studio era una sala d’attesa stretto e con mobili alti e scuri: ambiente austero direi oggi, allora era un luogo da vivere con silenzio o con parole sussurrate nelle orecchie di mia madre, che viveva quel luogo come un posto magico come una chiesa, dove c’era il santo che stava guarendo il figlio.
Il PEDIATRA quasi mai prese i soldi da mia madre, consapevole delle nostre difficoltà, e mio padre cercava di sdebitarsi con lui offrendogli la sua opera di falegname.
Di quello studio ho sempre avuto un ricordo tenero ed ho avuto modo di rivederlo qualche anno fa, andando a trovare l’oramai collega PEDIATRA, e il tuffo al cuore è stato violento per il ricordo di quel bimbo e quella madre in attesa del giudizio di quell’uomo santo che onorava ed onora ancora la professione.

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Libero Di Paolo, nato a Castelguidone (Chieti) il 18-07-1915

Il PEDIATRA si chiama LIBERO DI PAOLO ed è un arzillo giovanotto di 99 anni che fa ancora onore alla professione ed è l’emblema di tutti quei medici che ogni mattina si alzano e in silenzio fanno onore al giuramento di Ippocrate in questo periodo di corruzione e malaffare.
Vorrei che questo mio piccolo racconto lo leggesse il mio amico LIBERO, perché così, ora per allora, io possa dirgli ancora grazie per me e la mia famiglia e mia madre che in quello studio ha lasciato tante lacrime.
So che LIBERO mi può leggere, perché qualche giorno fa il grande giovanotto mi ha chiesto a quasi cento anni l’amicizia dal suo profilo Facebook.
GRAZIE, LIBERO, ORA PER ALLORA.

 

 

Questo il commento che fece seguito su Face Book da parte del Dr. Di Paolo

Libero Di Paolo

Dott. Di Paolo ad un corso per imparare ad usare il computer

 Caro collega Salvatore, complimenti per il bellissimo scritto autobiografico che ho letto con molto interesse perché mi ha fatto ricordare i tempi duri e difficili della mia infanzia e giovinezza, ti ringrazio per aver ricordato dopo tanti anni la figura del tuo pediatra che ti ha curato non solo con la mente ma soprattutto con il cuore. Infiniti ringraziamenti per le espressioni di gratitudine e riconoscenza nei miei riguardi, hai dimostrato grande sensibilità e nobiltà di animo. Con sempre più grande stima e amicizia ti invio i più cordiali auguri di ogni bene e serenità per te e tutta la tua famiglia. Un forte abbraccio.

                                                                                              Libero Di Paolo

Il Dr. Libero Di Paolo è venuto a mancare l’11 settembre 2015, all’età di anni 100, e nel riproporre il racconto il Dr. Onorati ha aggiunto questa dedica:

    Questo è un pezzo che ho scritto un po’ di tempo fa. Lo ricondivido ora per ricordare il dott. Libero di Paola, deceduto oggi all’età di 100 anni, per riconfermare il mio ringraziamento al medico, grande professionista e soprattutto all’uomo.

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