La famiglia Pedone

“Rombi,  storie & scorie di una guerra”

“FOGGIA OCCUPATOR”

(Ricordi di soldati americani durante il periodo di occupazione)

LA FAMIGLIA PEDONE

Foggia Occupator

Atterrai a Foggia, Italia, nel 1944, quando la Wehrmacht occupava ancora la Pianura Padana. Dopo il VE Day vi fui assegnato per un altro anno, forte fu l’attaccamento al luogo e la simpatia per la sua gente.

Dopo un paio di mesi di trasporto aereo di truppe da Napoli a Rabat, in Marocco, sono tornato a Foggia, ho lavorato ad un giornale non ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti, “Occupator Foggia”. Nonostante il nome poco gradevole a quelli del posto, non sono stato mai trattato come occupante sentendomi perfettamente sicuro anche lungo una strada al buio e in ogni ora della giornata.

Ho incontrato la famiglia Pedone, che aveva nascosto, nella sua masseria, aviatori americani i cui aerei erano stati abbattuti dai nazisti. Per questo comportamento, se scoperti, potevano essere giustiziati sul posto.

“Perché l’avete fatto?”, ho chiesto loro.

“Erano così bravi ragazzi, non potevamo permettere che i tedeschi li prendessero!”.

Mi hanno mostrato una scatola piena di fogli firmati con nome, grado, numero di matricola, ed il periodo di tempo in cui ognuno aveva soggiornato.

“Questo vale quanto un tesoro…” esclamai, sembravano imbarazzati, “… lo dirò ai nostri superiori, essi vedranno come compensarvi per l’aiuto dato ai nostri aviatori!”.

Ho studiato la lingua italiana con un bravo professore, che ci ha insegnato il modo corretto di parlare: “Accidenti! Significa dannazione a tutti” lo ricordo ancora. Sono andato in jeep a Bari per prelevare la carta per il nostro giornale, a Manfredonia per una nuotata nel mare Adriatico, attraverso le montagne a Napoli per una storia, sul promontorio del Gargano a san Giovanni Rotondo, dove Padre Pio, oggi San Pio famoso per le stimmate ha avuto la sua piccola chiesa.

Il nostro personale italiano incluso Savino Bufalo, che era stato nell’esercito italiano, catturato, inviato in America e da prigioniero ha incontrato una ragazza con cui ha preso un impegno, e prevede di tornare e di sposarla.

Abbiamo messo in guardia Maria Dibari, la nostra segretaria bilingue, di non sposare un americano, ma in una visita di ritorno a Foggia nel 1954, ho appreso che aveva vissuto a Schenectady.

L’Italia mi resterà sempre nel sangue.

Gene Cowen

 

La testimonianza di Gene Cowen, sull’episodio della famiglia Pedone, trova ampio riscontro nelle cronaca giornalistica dell’epoca.

Dal settimanale “Corriere di Foggia”: Un pilota americano salvato da una famiglia foggiana.

Era il 7 settembre 1943 e le fiamme del bombardamento ardevano Foggia. Dalla circostante pianura la città pareva simile ad un vulcano in eruzione.

Torrente vulgano

Verso Lucera vi è una piccola collina nella piana e pacifica campagna ed essa costituiva un belvedere al sicuro per guardare la città sottoposta a bombardamento. Tutti quelli che ne avevano la possibilità, avevano lasciato al città.

La famiglia Pedone si era trasferita nella sua piccola fattoria vicino a Lucera ed in quel giorno, poco dopo mezzogiorno, un altro bombardamento ebbe inizio.

Per venti minuti i B24 furono in cielo e la loro formazione volava sulla fattoria. L’antiaerea tedesca era molto attiva e sconvolgeva il terreno con le schegge, non tutta la famiglia stava guardando quando un B24 esplose in cielo.

Enrico ed Adriana Pedone videro l’esplosione: “E’ stato abbattuto un apparecchio!” gridò Adriana. Essi, infatti, videro scendere lentamente tre paracadutisti dal cielo. La famiglia Pedone ritornò alla sua vita normale.

Quattro giorni più tardi Enrico incontrò Dan Grover. Egli stava passeggiando vicino ad un piccolo bosco nelle vicinanze della sua fattoria, quando sentì un rumore e si voltò a guardare una stana figura che veniva verso di lui. Enrico capiva l’inglese e, sebbene la voce dell’uomo fosse flebile e roca per la sete e per la fame, comprese che si trattava di un pilota americano che chiedeva soccorso.

Enrico lo trasportò alla fattoria e lo fece entrare in cucina. La madre era spaventata: “Non può stare qui” essa gridava “i tedeschi lo stanno cercando! Non può stare qui!”, l’uomo non capiva l’italiano ma il significato era abbastanza chiaro. Egli stringe le mani della signora Pedone e aggiunge le sue preghiere alle proteste di Adriana ed Enrico. La signora finalmente si convince, all’uomo furono date le necessarie cure e, dopo, Enrico seppe della sua avventura.

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Il suo nome era Dan Grover. Era un tenente pilota americano ed era stato abbattuto il 7 settembre, e solo due altri del suo aereo erano scampati all’esplosione e balzati fuori. Egli era caduto nel piccolo torrente “Vulgano” ed era stato nascosto lungo le rive mentre i tedeschi in ricognizione giravano attorno. Aveva visto un soldato tedesco con un moschetto e una bomba a mano che frugava fra le erbe vicino al fiume. Quella stessa notte egli aveva lasciato il fiume, consultato la sua bussola, e si era diretto verso Napoli occupata dagli Americani.

Aveva camminato fino al piccolo bosco, quando la fame e la stanchezza lo avevano costretto a fermarsi. Per quattro giorni egli era stato nascosto prendendo l’acqua dei pozzi ed uva dalle vigne di notte. Il quinto giorno la paura di morire lo aveva costretto a domandare aiuto.

Dopo un’ora con i Pedone, Dan Grover stava molto meglio. Il suo stomaco era stato confortato con maccheroni e le ferite della faccia e del piede non erano così dolorose come prima. Enrico, Adriana, i genitori e il nonno erano tutti insieme con lui quando l’inconfondibile frastuono di camion tedeschi si fece sentire. “Stanno cercando lui!” gridò la mamma. La famiglia fu in preda al panico. Grover  fu spinto nell’orto bianco e impaurito, sebbene non tanto come la famiglia Pedone, Enrico aprì la porta: “Dov’è la strada per Foggia?” fu la pacifica domanda. La paura passò.

Dan Grover visse con la famiglia Pedone sedici giorni. Il diciassettesimo la città fu conquistata dalle truppe inglesi e subito dopo egli si poté riunire con gli Americani e tornò a casa.

La lettera che egli ha lasciato è una ampia testimonianza dei suoi sentimenti verso la famiglia Pedone:

“A chi potrà interessare. Nel caso voi possiate fare qualche cortesia a questa famiglia, vi prego di farlo. Come per me, essi non domandano nulla. Il sette settembre io fui abbattuto su Foggia, essi mi diedero medicine, cure e mi nascosero mentre i tedeschi erano tutti attorno. Il loro rischio è stato grande e qualunque favore essi ci domandano, lo dovrebbero ricevere”.

Dan Grover, 2nd LT. Air Corps

 

Da un ulteriore contributo del Prof. Tommaso Palermo:

“Dan Grover, matr. 35170107, classe 1916 nasce nell’Illinois. Al momento dell’arruolamento, 1941, risulta residente nello Stato dell’indiana”

 

 

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