La Madonna dei Sette Veli e i soldati foggiani della 1^ Guerra Mondiale

LA MADONNA DEI SETTE VELI E I SOLDATI FOGGIANI

DELLA 1^ GUERRA MONDIALE

(A cura di Bruno e Donatella Di Biccari)

A distanza di cento anni vogliamo ricordare la S. Messa votiva celebrata per ottenere la vittoria delle armi italiane

Fante

Nella Rivista “Pro Familia” dell’11 Luglio 1915 n. 28 nella Cronaca Illustrata “I cattolici per le armi d’Italia” si legge: “In ogni città, in ogni borgata è un succedersi di cerimonie religiose intese a propiziare la protezione dell’Altissimo sulle nostre schiere combattenti: E’ una nobile gara nella quale nessuno vuole essere secondo nel dimostrare il felice connubio della fede dei padri col più schietto amor di patria”.

La S. Messa votiva, celebrata  il mattino dell’otto luglio 1915, per ottenere la vittoria delle armi italiane, per Foggia è stata particolare perché è stato chiesto l’intervento della Nostra Protettrice Maria SS. Dei Sette Veli.

Messa votiva

Le cronache del tempo riferiscono che “il Duomo era letteralmente gremito di devoti di ogni età, di ogni sesso, di tutte le gradazioni. Né mancavano a rendere commovente e significativa la solennità Ufficiali e Soldati del nostro esercito invitto”. Ma quello che giova ricordare di più è che la commovente cerimonia patriottica si svolgeva ad iniziativa dei soldati foggiani del 14° Reggimento Fanteria. Questi soldati per il tramite del Sergente Luigi Bianco, hanno inviato la somma di L. 260,00, raccolta tra gli stessi, perché “si renda omaggio con una Messa solenne alla Vergine Santissima dei Sette Veli. Essi chiedono alla Madonna un aiuto in questo momento difficile e il Sergente Bianco ed i suoi colleghi, memori delle “nostre tradizioni religiose e della nostra Fede, davano questo obolo con affetto alla Patria per la quale “combattiamo” da bravi soldati”.

Si racconta che essi desideravano che tale sottoscrizione fosse pubblicata in modo da renderla nota alle loro famiglie, “le quali in tal modo potranno pregare la Vergine per i loro cari”.

Ha officiato il Rev.mo Capitolo e ha celebrato il Canonico D. Gennaro Palumbo, Penitenziere della Cattedrale.

Dopo il canto dell’Evangelo ha pronunziato una dotta orazione il M.R. prof. Don Raffaele Pagliara Arciprete di S. Tommaso Apostolo.

Egli ricorda che erano lì convenuti, davanti all’altare di Santa Maria dei Sette Veli, insigne Patrona di Foggia, per ottenere dal gran Dio dell’universo, dal Dio di Sabaot la vittoria delle nostre armi.

Sono i nostri soldati del quattordicesimo reggimento fanteria: questo manipolo di eroi che già ebbe il battesimo del fuoco, il cui prode colonnello, per merito di guerra, ottenne la promozione a generale. Essi c’invitano a pregare per la loro salvezza, per la salvezza dei loro compagni, per la gloria della patria nostra. Benedetti dai voti comuni della patria, stringendo sul loro cuore un pezzetto dei veli portentosi, la medaglia benedetta della nostra Madonna  (il Cav. De Mita fece dividere ai soldati partenti una medaglia della Madonna, pregiato lavoro artistico, disegnato dal compianto suo nipote capitano Lucatelli) partirono lieti con la speranza di portare il contributo del loro valore sui campi della gloria. Partite, o prodi, la squilla delle trombe guerriere vi chiama a raccolta; stringete le vostre file, il Signore è con voi, l’angelo di Dio, l’angelo della patria stende le sue bianche ali su di voi.

La vostra fronte sarà coronata d’alloro, come i prodi di Roma sul Campidoglio nel giorno dei trionfi.

Poveri figli! Mentre si battono da forti, distaccandosi inopinatamente dal loro reggimento, si vedono circondati da ingente numero di nemici: pareva dovesse sonare l’ultima ora. Con mano ai moschetti, con un grido forte che usciva dall’anima desolata, essi invocarono te, Madonna bella!…

Tu irraggiasti la tua luce, la posizione fu mutata, furono salvi i figli di Foggia. E dal campo scrissero una lettera a quel fiore di gentiluomo foggiano che è il Cav. G. De Mita, riboccante di fede e di pietà, affinchè si fosse celebrata una messa votiva e venisse sciolto l’inno eucaristico dinanzi all’altare della celeste Patrona. E’ forse un’illusione?… sia; ma lasciateci libere le nostre illusioni in quest’ora di mestizia, in quest’ora di speranza. Sì pregheremo per voi, offriremo le primizie della preghiera mattutina: pregheremo nell’ora patetica del tramonto, quando risentiremo nella mestizia del dolore il vuoto di voi nel domestico focolare, quando le madri con i nomi più belli chiameranno i loro cari. Le spose con le pupille piene di lacrime volgeranno lo sguardo al sole occiduo; lo spingeranno nel lontano orizzonte, invocando la dolce figura dei loro consorti, ed i figli, inconsci del dolore, domanderanno del babbo lontano.

….La guerra che oggi con tanto valore combatte l’Italia,  una guerra santa, perché ispirata , sorretta dalla coscienza d’un suo dritto lungamente conteso. Quando una guerra è mossa da un ideale santo; allora anche con l’esiguità di forze, senza un numero stragrande di soldati, la guerra sarà vinta. Vedete Roma, essa è rappresentata da un manipolo di uomini che riuscirono vincitori di cento e mille battaglie, perché ispirate da un pio, santo ideale, quello dio propagare il suo verbo civile che più tardi doveva mutarsi nello zelo di    apostolato per la diffusione del verbo cristiano.

Questo ideale santo in quest’ora ha investito tutta la vita del popolo italiano che, non per istinto brutale, ma per rivendicazione di dritti, proclama con coscienza sicura  la guerra santa. Pium bellum, pia arma. E come nel dì delle crociate Pietro l’eremita, gridando con tono profetico diceva: Dio lo vuole; così oggi con grido fermo, unanime s’è proclamata la guerra contro il dominio austriaco. Ed il popolo ha gridato: la guerra nostra è santa, Dio la vuole. Il genio più grande dell’eloquenza cristiana che scrisse il discorso della storia universale, Giacomo Benigno Bossuet lasciò scritto una massima che informa tutta la filosofia della storia: I popoli si agitano, Dio li muove. Sì, o vate d’Italia, scioglie il canto marziale, l’inno della guerra: Canta l’armi pietose ed il capitano – O figli d’Italia, dalle Alpi al mare, accorrete nelle severe giogaie delle Alpi Giulie, dell’Alpi Cozie, dove il nemico da lunga pezza s’è trincerato, per impedire a noi il facile acquisto delle nostre terre, la redenzione dei nostri fratelli., ivi ponete i vostri accampamenti, ivi il nostro Re ha sguainata la spada gloriosa

Dopo il canto dell’Evangelo ha pronunziato una dotta orazione il M.R: prof. Don Raffaele Pagliara, Arciprete di S. Tomaso Apostolo.

Il sacro oratore è stato, come sempre felicissimo nella scelta e nello svolgimento religioso del tema pieno di sentimento religioso e patrio; ed ha conchiuso con una alata preghiera alla nostra Madonna che ravvolga e protegga nei suoi misteriosi e potentissimi Veli il Sovrano, il Capo del Governo (Antonio La Salandra di Troia, succeduto a Giolitti) gloria della nostra Puglia, i Capi dell’Esercito e dell’Armata, i soldati eroici, i poveri morti, la bandiera patria

 

PREGHIERA ALLA MADONNA DEI SETTE VELI

Incoronazione dell'Iconavetere

Incoronazione dell’Iconavetere – Girolamo Starace – Collezione privata

O Madonna dei Sette veli, tu sei la nostra protettrice e non solamente provvedi alle sorti del nostro spirito, ma tuteli sempre i bisogni speciali dei figli tuoi nell’ora triste della sventura.

Oh il flagello della guerra è lo spettro più brutto che possa affliggere popoli e nazioni! Gli uomini eminenti, cui il Signore ha messo a reggere i destini della nostra diletta Italia, l’Augusto nostro sovrano adoperarono tutta la sagacia della loro prudenza, invocarono tutti gli espedienti della politica, per evitare la guerra, ma fu giuocoforza proclamarla per la difesa del nostro onore, per la dignità della nostra bandiera. E contro un nemico secolare i figli d’Italia sono là a battersi da leoni. Essi son figli tuoi, o Madonna dei Sette Veli: tuona il cannone e come fulmini cadono i suoi proiettili, scoppiano le granate e le mitraglie e cadono spente le vite dei tuoi figli, dei nostri fratelli!

Santa Maria, patrona nostra, salvaci, chè periamo, ed in questo pericolo stendi i veli, simboli della tua protezione, sulla patria nostra in quest’ora di trepide speranze.

Dona il primo velo, come scudo di difesa al nostro augusto sovrano., egli che si ad dimostrò buono e sapiente nel tempo della pace, acclamato al mondo civile il più grande dei Re dell’evoluta Europa, oggi sul campo di battaglia si afferma il primo soldato d’Italia, continuatore dei fasti gloriosi degli avi suoi.

Sul capo di lui si posano le belle speranze dei grandi destini d’Italia; o Madonna santa, con il tuo velo adombralo, proteggilo, difendilo, e con lui proteggi e difendi l’augusta sua reale famiglia.

Un  altro velo donalo, come segno di tua speciale protezione al duce supremo della italiche coorti. Egli lavora con il senno e con la mano daccanto al suo Re, per la grandezza d’Italia, per l’onore della nostra bandiera.

Due angioli di figliuole, disposate a Gesù, a cui hanno sacrato quanto di bello possegga una fanciulla, invisibili, come spiriti celesti, lo seguono e dai loro cuori verginali, a somiglianza di bianche nubi di mistico incenso, s’eleva in quest’ora la preghiera per la salvezza del padre amato, per la vittoria delle armi italiane.

La preghiera delle vergini avvince il cuore del Dio degli eserciti ed il sorriso della vittoria che allietò i nostri duci a Legnano, a Lepanto, ad Otranto, allieti la sua anima romanamente grande, sitibonda di gloria, di pace onorata e feconda di futura grandezza della patria sua, della patria nostra.

Il terzo dei veli tuoi, donalo agli uomini insigni che rappresentano con tanta saggezza il governo, consiglieri fidi e sapienti del giovane Re, ed una più speciale tutela dispiegala sulla persona di colui che presiede il consiglio dei ministri. A lui oggi la Provvidenza affidò i destini, l’avvenire glorioso d’Italia, a cui ha sacrato il grande acume del suo ingegno speculativamente giuridico, e la parola virile ed elegante che tuonò forte dall’altezza del Campidoglio, mostrando al mondo civile che la luce ideale della grandezza romana, disposata alla civiltà cristiana, non è mai tramontata dal cielo dell’Italia. Egli è l’orgoglio, la gloria vivente di questa appula terra, sempre calunniata, ma sempre feconda di grandi ingegni nel campo delle scienze e della arti.

Un altro mistico velo, segno di tua protezione, donalo o Vergine, ai soldati combattenti nel campo della gloria, e sia come la tenda del loro riposo; sia l’origliere dei loro sonni ristoratori delle forze perdute nell’ardor della pugna; sia lo scudo della difesa, affinchè ritornino vittoriosi ad abbracciare le spose amate, i figli cari.

Il quinto velo, donalo, o Vergine, all’Armata d’Italia, con esso adombra la persona illustre del suo duce, affinchè nell’ora presente faccia rivivere tutta la gloria delle nostre repubbliche che un di resero celebre la patria nostra al cospetto del mondo civile e rispettata dallo straniero.

Un altro velo, o bella Madre, copra le spoglie insanguinate dei poveri caduti fratelli e siano raccolti nel tuo velo, come nel sudario di morte, aspettando il bacio della resurrezione in Cristo mentre l’angelo della patria, vestito in nere gramaglie, ripete in tono mesto: Beati i morti che muoiono nel Signore! Beati i soldati che muoiono ravvolti nelle pieghe della patria bandiera, dove l’indice di Dio scrisse copioso il premio della loro glorificazione!

L’ultimo tuo velo saia intrecciato alla gloriosa nostra bandiera, bella nella visione della patria, dai suoi vividi colori più belli nella luce delle tre fiammelle (°) che illustreranno i nuovi italici destini, i quali furono gloriosi e grandi nel passato, destini disposati ai destini della fede, ai destini di Gesù Cristo, e ciò che Dio ha congiunto l’uomo nel deve separare.

(°) Lo stemma di Foggia è rappresentato da tre fiammelle vagolanti sulle acque.

 

Copyright © 2015 Tutti i diritti riservati

 

 

 

 

 

Articoli recenti