La condizione della donna e la guerra

Giornata internazionale della donna

LA CONDIZIONE DELLA DONNA E LA GUERRA

 di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Sposi

A Foggia se ne iniziò a parlare già nel 1915 in una conferenza tenuta da Francesco Gentile nella sala del Circolo Giovanile “A. Manzoni”, così come risulta da un opuscoletto dato alle stampe dalla tipografia S. Scepi di Lucera. Era il 15 settembre di quell’anno, la guerra per l’Italia era iniziata a maggio.

Il conferenziere spiega che la missione della donna nei riguardi  della guerra si esplica (da sempre) attraverso la forza (il riferimento è all’eroine del braccio, simbolo della forza muliebre), l’offerta (della propria persona, del sangue del suo sangue, del frutto delle sue viscere) e il dovere (la donna dispensatrice di amore e di bene provvede ai bisogni più gravi, col soccorso e col sollievo).

Cattedrale 1944

Non manca di constatare che in altri paesi la situazione sta già cambiando. e di anticipare una diversa visione, un diverso ruolo della donna nella guerra: “… non stimo utopia il prevedere, in un’epoca sia pur lontana, il soldato in gonnella nel significato prettamente militare della parola”.

Aggiungiamo che, da sempre, in caso di guerra, con gli uomini al fronte, è la donna che lo sostituisce nei campi e nell’industria, anche quella bellica, che si accolla l’intero carco della casa e della famiglia.

Rispetto all’epoca della conferenza le cose non cambiano sostanzialmente per la donna nel corso della Seconda Guerra mondiale. Senonché da una guerra lontana e di frontiera (la Prima), si passa ad una guerra di movimento e a tutto campo (nella Seconda), dove l’aviazione che è stata solo un’arma sperimentale nella precedente, ora porta morte e distruzione anche nel focolare domestico. E’ come stare in prima linea, peraltro senza addestramento e senza armi, e quasi senza considerazione.

La stessa partecipazione delle donne alla Resistenza (Guerra di Liberazione) torna subito nell’ombra, poco esaltata, quasi dimenticata: la donna, dopo la Liberazione, lascia il fucile, rientra subito a casa per riprendere il suo ruolo di sempre.

Non vanno dimenticate quelle donne foggiane, quasi una decina, come risulta da una parziale ricerca, che trovandosi al Nord parteciparono a vario titolo alla Guarra di Liberazione.

E le cose per la donna non finiscono neanche a guerra finita e a pace fatta.

In uno dei “Quadretti di vita quotidiana – Foggia durante l’occupazione alleata”, l’occhio attento del (compianto) Prof. Elio Bellitti, che li firma con uno pseudonimo, emerge un doppio contrasto fra la donna “americana” e la nostra: “Salve, miss! Vi vediamo percorrere le vie della nostra città, chiuse nei vostri abiti grigi, ogni giorno, a tutte le ore, rapide, elastiche, con un viso attento e assorto ….. misericordiose sorelle dei vostri feriti, conforto e sorriso dei vostri soldati, gentili guerriere delle vostre armate. Le nostre donne, Miss? Le ridenti amorose donne italiane? Ma sono deserte ora in un cerchio di silenzio, scavate le guancie, gli occhi fissi, mentre una corna di piccoli è attorno. Pensano a qualcuno che non ternerà più”.

bambino

“Vai via, Bub… lei è la mia governante!”

 

E gli ultimi graffi del nemico (alleato di prima) che scappa non risparmiano neanche la donna:

“A Volturara la soldataglia hitleriana, irritata per non aver potuto ottenere delle ragazze, massacrò un cittadino che si era rifiutato di prestarsi al turpe mercato e fece a pezzi un sottotenente di fanteria, il quale, per difendere quel civile, aveva dovuto uccidere un milite tedesco”.

E ancora:

“A Pietra Montecorvino fu ucciso il padre di una ragazza che tentò di evitare che la figlia fosse violentata da un soldato tedesco”.

 

Ma neanche l’approccio del nuovo alleato (nemico di prima) risulta sempre felice:

“J. N., distaccato al 12° Squadrone South African Air Force, fa irruzione in un casolare alle quattro del mattino armato di una pistola Thompson, la sua intenzione è quella di rapire una ventiseienne. La madre sessantenne della giovane donna nel tentativo di difenderla viene colpita a morte. J. N. viene processato da un Tribunale Militare, riconosciuto colpevole di omicidio, condannato a morte e fucilato da commilitoni della sua stessa unità il 12 gennaio 1944 a Foggia”.

La fonte della notizia precisa che si tratta dell’unico caso di condanna a morte di un militare durante la Seconda guerra mondiale.

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“Non andar via… c’è una ragazza per tutti!”

 

Capitolo a parte, e molto triste, è quello delle “segnorine”, il forte fenomeno di prostituzione scoppiato con l’occupazione alleata, una condizione umana composta di fattori di varia natura. Tale fenomeno viene trattato anche a livello ironico e con vignette dal titolo “The Wolf”(il lupo) sulle pagine di “Foggia Occupator”, famoso giornale dell’epoca, da un noto fumettista americano Leonard Sansone.

 

E ai “matrimoni di guerra”, quelli contratti per procura durante il periodo bellico, seguirono i “matrimoni misti” fra soldati alleati e donne italiane, in cui Foggia e le sue donne ebbero la loro parte.

 

Matrimonio 1944

Matrimonio celebrato nella Cattedrale di Foggia – 22 aprile 1946 –

 

 

Fonti:

“La donna e la guerra – Conferenza” di  Francesco Gentile – 1915

“Quadretti di vita quotidiana – Foggia durante l’occupazione alleata” di Elio Bellitti

“In cammino per la libertà” di V. A. Leuzzi e G. Esposito – 2008

“The South Africa War Graves Project ” – (Ricerche condotte da Giuseppe d’Angelo)

Foto tratte da “Foggia Occupator” custoditi presso la Biblioteca Provinciale di Foggia

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