Foggia verso la ricostruzione

“Lampi, storie & scorie di una guerra”

FOGGIA VERSO LA RICOSTRUZIONE

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

“Foggia ricorda Anna Matera protagonista della ricostruzione e dell’emancipazione femminile”, questo il titolo di un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno di qualche tempo fa.

1 Maggio 1959 -

Comizio cittadino in occasione del 1° Maggio 1959

Ma è la stessa Anna De Lauro-Matera (al termine una sua breve biografia) che in un suo articolo del 1952 mai pubblicato: “I figli reietti della città – Periferia di Foggia”, ci prende per mano e ci conduce in quella Foggia che, dopo i bombardamenti dell’estate ’43, sta ritornando su mattone dopo mattone ma dove resta ancora tanto da fare. Occorrono ancora mattoni, ma va ricostruita anche la fiducia e la speranza nella gente.

“E’ un sereno freddo pomeriggio di novembre: quest’anno il freddo è venuto in anticipo, arrossa le guance e i nasetti dei bimbi, intirizzisce le loro manine e   i loro piedi spesso mal protetti. Sono diretta alle baracche di via S. Severo, estrema periferia della città, per studiare le condizioni di vita della trenta e più famiglie che da molti anni ci abitano.

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Tratto dal giornale “Il Corriere di Foggia” del 14 novembre 1949, custodito presso la Biblioteca Provinciale di Foggia

Percorro la lunga via Monfalcone, e osservo con compiacimento che moltissimi palazzi, distrutti dalle bombe dell’estate 1943, sono stati ricostruiti o sono in via di ricostruzione. Lo stesso Piano delle Fosse, ove ferve  la costruzione  della nuova sede della Previdenza Sociale. Anche nelle zone adiacenti, molti sono gli edifici in costruzione; c’è anche qualche ambizioso grattacielo. Peccato che tutti questi edifici espongano il cartello: APPARTAMENTI DA VENDERE. Peccato che il prezzo  di vendita raggiunga le seicento, settecentomila lire a vano. Peccato che, qualcuna delle Imprese costruttrici si decide ad affittare, l’affitto raggiunga le trenta e più mila lire, tutto cioè lo stipendio di un impiegato medio, molto più di quanto un bracciante agricolo guadagni con le dieci  o dodici giornate  lavorative mensili, che è tutto quanto l’imponibile di manodopera  ha potuto e creduto assicurargli.

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Tratto dal giornale “Il Corriere di Foggia” del 14 novembre 1949, custodito presso la Biblioteca Provinciale di Foggia

“Procedo verso la periferia e i palazzi cedono il posto alle case umili e vecchie, crollanti o quasi; m’inoltro lungo la  via S. Severo, fiancheggiata da case minime. Dianzi a me si apre l’ampia distesa della campagna; in un cielo di un meraviglioso color violasi accendono le prime stelle; brillano le prime luci della città che ho lasciato alle mie spalle; il freddo diventa più pungente, comincio ad essere stanca. Ma sono giunta, finalmente. Sulla sinistra a una certa distanza dalla strada eccole baracche, sette o otto baracconi, lunghi una dozzina di metri ciascuno; nessuna luce traspare dalle piccole porte; sembrano abbandonati. Ma non sono abbandonati: ci vivono delle famiglie, una trentina circa. Sono i figli reietti della città.

“Queste baracche, costruite con tavoloni di legno, sorsero durante l’ultima guerra o poco prima, per ospitare soldati di passaggio. Dopo il 1943, che segnò per la nostra provincia la fine della guerra,vi si rifugiarono famiglie di nuova  costituzione che invano avrebbero cercato  una più degna sistemazione. Da allora, quelle famiglie hanno spesso chiesto ma non hanno finora ottenuto ciò che risponde  al più elementare bisogno umano ma che resta ancora per troppi al mondo…

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Tratto dal giornale “Il Corriere di Foggia” del 14 novembre 1949, custodito presso la Biblioteca Provinciale di Foggia

“Chiedo ospitalità ad una giovane donna, moglie di uno di quei braccianti agricoli che lavorano per dodici giorni al mese; è madre di tre bimbi, seria e piena di dignità innata; la sua casa, un solo vano, è pulita e ordinata; a terra, tavole di legno; le pareti, tavole di legno; il tetto, tavole di legno. Il freddo è più intenso dentro che fuori; un lume a petrolio ci permette di guardarci in viso. Vengono altre donne e mi parlano della loro vita. Il freddo e l’umidità, il vento che investe e quasi travolge, la pioggia che s’impantana e sale fino alle ginocchia, l’oscurità del calar del sole all’alba, la mancanza di gabinetti e di acqua, la lontananza dal mercato, dalle scuole, dalle farmacie, dal mondo civile. Due donne, rispettivamente di cinquantacinque e cinquantasette anni, logorate anzitempo dai disagi, mi raccontano: ebbero le case e le masserizie distrutte  dagli eventi bellici e vivono qui con un sussidio dell’ECA e facendo un po’di scuola ai bambini. Una di esse ha subito due operazioni agli occhi ed ha perduto completamente la vista; vivono con un fratello quasi paralitico. Le bimbe della giovane donna che con tanta dignitosa cortesia mi ha aperto la sua casa, vanno a scuola. Chiedo loro:”Dove?”. Una risponde: “Via  Podgora”. E’ all’altra estremità della città. “E quando piove?”. “Non vado, ma mi dispiace tanto”. Sono trenta famiglie circa, che vivono qui nell’abbandono e nella miseria.

“Figli reietti della città.

Convegno Parlamentari Dauni Foggia 27-9-53 -

Convegno Parlamentari Dauni Foggia 27-9-53

“Votiamo un ordine del giorno, formiamo una delegazione: andranno dal sindaco, io le accompagnerò, diranno le loro ragioni, chiederanno che finalmente ci si ricordi di loro . Dico che soltanto esse potranno risolvere i loro angosciosi problemi mediante l’unione e la richiesta urgente, continua; non permettendo che l’Amministrazione monarchico-missina faccia dell’ordinaria amministrazione  là dove molti e gravi e urgenti sono i problemi di vita delle classi più povere, ponendo l’Amministrazione monarchico-missina dinanzi a alle sue gravi responsabilità. Oggi sono le donne delle baracche di via S. Severo, ieri furono le donne del 2° Incis, domani saranno le donne delle Casermette e poi delle baracche di via Galliani e S. Chiara e delle zone che, fioritura malsana di una società iniqua, macchiano la città. Andranno a portare i loro problemi al Sindaco e alla Giunta affinché si rendano conto delle condizioni di vita di gran parte della popolazione e della necessità di condurre un’azione energica per migliorarle; affinché le promesse elettorali non restino, come si teme, ancora e sempre promesse.

 

BREVE BIOGRAFIA DI ANNA DE LAURO MATERA

Anna De Lauro nasce a Napoli nel 1909. Laureata presso l’Istituto Orientale nel 1932, l’anno successivo è a Foggia dove il padre capostazione viene trasferito. Insegnerà al Lanza e al Giannone riscuotendo stima e apprezzamento per la sua didattica innovativa che spaziava su tematiche extrascolastiche. Nel 1938 sposa Vincenzo Matera, avrà tre figli.

Il suo approccio alla politica avviene nell’immediato dopoguerra e nel 1945 entra nell’amministrazione Luigi Sbano con delega ai problemi della scuola che all’epoca presenta strutture scolastiche allo sfascio, alcune ancora occupate dalle truppe alleate. Sarà assessore anche nell’amministrazione Giuseppe Imperiale.

Nel 1953 viene eletta deputato. E’ la prima donna socialista della Puglia, l’unica di tutto il Centro-Sud, ad entrare in Parlamento.

Convegno Provinciale Femminile 28-3-1954 -

Convegno Provinciale Femminile 28-3-1954

Nel Comitato Centrale del PSI dal 1955 quale responsabile nazionale delle donne affronta con forza e determinazione i temi sulla condizione delle donne. Questo incarico la porterà nella Presidenza dell’Unione Italiana Donne (UDI). Il suo impegno parlamentare si conclude con le elezioni del1963, ma prosegue con vigore l’impegno politico.

Fortemente impegnata nel referendum sulla forma di Stato (Repubblica o Monarchia) e nelle elezioni dell’Assemblea Costituente; con le donne, che nel 1945 hanno conquistato il diritto di voto, preferisce il contatto diretto: istruirle al voto e spiegare la portata della posta in gioco, ma non si risparmia neanche per riunioni di caseggiato e comizi di piazza.

Il 1974 la vede ancora è impegnata per il referendum sul divorzio. Scuola e cultura, condizione della donna e sua emancipazione, promozione della città di Foggia e del Mezzogiorno, fedeltà ai suoi ideali: libertà, giustizia, eguaglianza e solidarietà.

 

 

 

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