Un fatto di cronaca sconosciuto non una ma due volte rubata la corona della Madonna

UN FATTO DI CRONACA SCONOSCIUTO NON UNA MA DUE VOLTE RUBATA LA CORONA DELLA MADONNA 

(a cura di Bruno e Donatella Di Biccari)

Madonna dei SETTE VELI

L’Incoronazione dell’Iconavetere decretata dal Capitolo Vaticano avvenne il 24 maggio 1782. Il rito fu compiuto dal vescovo di Troia mons. Gian Giacomo Onorati delegato per questo atto dallo stesso Capitolo Vaticano. Il Notaio Nicolò Sanna che stese pubblico istrumento verbalizzò che il Vescovo pose la corona sul S. Tavolo “in procinto di celebrare solennemente la Messa Pontificale”. Egli consegnò ai Governatori della Cappella D. Giacinto Rosati e D. Antonio Grieco la corona d’oro donata dal Capitolo di S. Pietro. I due ricevuta la corona, “si obbligarono con giuramento avanti di noi e di tutto il numeroso popolo accorso in detta Cappella e per i loro successori Governatori di essa in futurum et in perpetuum di mantenere e far mantenere perpetuamente di notte e di giorno l’anzidetta corona d’oro in testa di essa sacra Immagine miracolosa di Maria SS. di Iconavetere, o sia de’ Sette Veli, senza mai levarla o farla levare per qualsiasi causa”. Naturalmente si peccò d’ingenuità.

Una corona d’oro era sempre una preda appetibile per i gusti raffinati dei ladri. Un giorno o l’altro sarebbe finita nel loro sacco. Passarono appena 21 anni. Infatti nella notte del 14 novembre 1802 i ladri, penetrati di nascosto nella Chiesa Matrice, effettuarono il furto sacrilego. Il furto destò profonda commozione tra i fedeli. Tutti si sentirono mobilitati per la …. Caccia ai ladri ma più che altro per recuperare la corona aurea. Come sempre, ogni ricerca fu vana. I ladri rimasero sconosciuti ed impuniti, mentre la corona era già al sicuro nelle mani di qualche rigattiere della capitale: Napoli.

I sospetti caddero sul sagrestano Pasquale Firlingieri perché il mattino seguente mostrava lieve escoriazione alla prima falange dell’indice della mano destra e sulla corona di rame, che sottostava a quella di oro, fu trovata traccia, anch’essa lieve, di sangue. Il Firlingieri venne arrestato. I sospetti prendevano corpo per questo particolare. Anche gli altri sagrestani vennero arrestati sospettati di complicità, ma probabilmente vennero subito rilasciati. I Reggimentali della città e i due Governatori della Cappella chiesero al Sovrano che la causa fosse dibattuta presso il Tribunale speciale della Dogana. Furono richieste dal sovrano altre informazioni dopo le quali re Ferdinando IV, con real dispaccio dell’11 gennaio 1803, concesse quando gli era stato chiesto, con la raccomandazione che si fosse proceduto sollecitamente ed esemplarmente. Per la nuova corona il re suggeriva di far appello alla generosità dei Locati (la corona rubata era del valore di 100 ducati) Dopo ponderato esame i signori del governo cittadino, in data 8 febbraio decisero di non accogliere il suggerimento del re per non creare da parte dei massari abruzzesi qualche diritto sul S. Tavolo. Si stabilì che la corona nuova fosse fatta a spese della Cappella. La causa contro il Firlingieri finì come una bolla di sapone. Per insufficienza di prove il sacrestano venne prosciolto dall’accusa di furto.

Questo episodio sconosciuto dai foggiani, viene riferito dal Canofari nei quattro volumetti che hanno per titolo: “Intorno al Padronato della fedelissima città di Foggia su la maggior chiesa basilica e cappella” – Napoli 1841 – e desunto dall’Archivio di Stato di Foggia ove esiste apposito fascicolo sull’oggetto. E’ errato affermare che la corona rubata dalle stanze della Curia la notte del 27 febbraio 1977 sia quella regalata dal Capitolo Vaticano e posta sul S. Tavolo il 24 maggio 1782. La corona posta da Papa Giovanni Paolo II sull’Iconavetere il 22 maggio 1982 è dunque la terza. E speriamo che sia l’ultima.

 

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