Tornano i pastori

 TORNANO I PASTORI

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Foggia, mercoledì 8 ottobre 2014, alle 17,00  – come da orario prefissato – i “pastori” sbucano da via S. Eligio dopo aver costeggiato il “Cappellone delle Croci” per percorrere gli ultimi cento metri di strada che li portano sotto il nostro Epitaffio.

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Sono partiti dall’Aquila, qualche giorno prima, per percorrere a piedi quello che una volta era il Tratturo Aquila-Foggia, la via erbosa, come tante altre, ma la più lunga e più importante, che insieme a poste, riposi, locazioni, genti e animali ha costituito per secoli quel grande fenomeno che è stata la transumanza di cui Foggia ne è era la capitale; lo stesso Epitaffio e Palazzo Dogana, in Piazza XX Settembre, lo stanno a testimoniare, così come un immenso patrimonio di “carte” conservato presso la locale sede dell’Archivio di Stato.

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I nostri “pastori”, uomini e donne, giovani e meno giovani erano solo interpreti di un’antica tradizione, venivano da Larino, da Ururi, una signora perfino dalla Toscana: “Amo la  natura, camminare a piedi e volevo sapere qualcosa di più della transumanza, viverla direttamente per quello che oggi è possibile”.

Zaini moderni in spalla, ma anche bastoni tradizionali, lavorati in legno di ornello.

“E le pecore?”, ha chiesto una bambina presente al loro arrivo: “Non era possibile portarle, sporcano le vie”, “Peccato!”.

Antonio Di Prisco, molisano di Ururi, pastore-scultore-suonatore di zampogna ha allestito una piccola mostra in tema delle sue opere ricavate da frammenti di pietra raccolti nel tempo sui percorsi tratturali, dall’Abruzzo e il Molise fino alle “Puglie”, nel materano e nel salento: la pecora, il cavallo, la capra, il becco, il cane, la brigantessa, santi e madonne.

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Il suono della sua zampogna che ha accolto l’arrivo dei “pastori” ha creato un momento magico e commovente, riportando tutti indietro nel tempo, un tempo che se pur non abbiamo vissuto è segnato nel nostro DNA.

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E’ stato un bel ritrovarsi, un riscoprire valori antichi: il nostro senso di accoglienza, la loro rude gentilezza e la fatica silente.

Pastori interpreti! Qualche barba incolta, bastoni di ornello, donne con gonne lunghe, facce abbrunite dal sole  e segnate dalla stanchezza del cammino, grida di richiamo, saranno stati pure interpreti, ma certamente nipoti e pronipoti di chi menava le pecore da queste parti tanto e tanto tempo fa.

[Il Tratturo Aquila-Foggia detto anche Tratturo del Re o Tratturo Magno è lungo 244 km.]

 

 

 

 

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